Diario di quarantena

Stamattina sono uscito.

Rifornimento di acqua minerale da Bracciani a San Lorenzo, pochi chilometri. Il cielo è sereno, sulla pista ciclabile un pedone con “canonico” cane al guinzaglio. Per strada pochissimo traffico, solo per entrare con la macchina nel magazzino ho dovuto mettermi in coda, come a volte capita. Il commesso porta una mascherina verde, io celeste. Alla cassa il titolare non si stacca dal telefono: sta circolando la notizia di una donna di Parabiago morta per il coronavirus.

L’ultima domenica “normale” è stata il 23 febbraio: pomeriggio a Milano come uditore/cameraman al workshop di canto di Federica Arimatea. Dal giorno dopo, scuole chiuse in tutta la Lombardia, niente concerti o eventi, sospese tutte le attività associative e culturali, compresa la Santa Messa e il mio amato coro Gospel.

Fino a quando? Fino al 1 marzo, inizialmente. Ho potuto ancora andare al lavoro, fare dei riordini in casa, andare un paio di volte anche a lezione di canto (e una volta l’insegnante mi ha anche soffiato addosso… che rischio!), ma poi i divieti sono stati prorogati ed estesi a tutta Italia, ora è vietato uscire di casa se non per quei pochi e ben noti motivi legittimi.

Una settimana fa, il delirio. Lunedì ho un po’ di febbre, ma sotto i 37,5° non è da segnalare: prendo un grammo di paracetamolo e vado al lavoro. Febbre sotto controllo, ma la sera torna a 37,6°. Martedì prendo un grammo di paracetamolo, vado al lavoro e telefono al dottore. Scatta la procedura di isolamento: devo tornare a casa e starmene in un locale separato, e se dopo quattro giorni la febbre non scompare, chiamare l’apposito numero verde. La stanza è subito identificata: la mia sala da musica. Non mi sembra vero di poter passare quattro giorni proprio dove di solito non mi è permesso stare per più di dieci minuti! Porto una branda, sgombro la scrivania per porterci mangiare, faccio un po’ di riordino e ricomincio subito a frequentare anche Charles-Louis Hanon e Scott Joplin! Mercoledì ho avuto anche una riunione col coro via Skype.

Lo studio con la branda provvisoria, il giorno della sua rimozione

La febbre è passata subito, ma la tregua è durata poco: in breve tempo si sono ammalati anche il babbo, la badante, e il fratello che passava la notte con il babbo al posto mio. Sabato e domenica mi sono trovato di nuovo a dovermi occupare del babbo giorno e notte, fortunatamente con la collaborazione della cognata che ci passava qualcosa da mangiare attraverso il pianerottolo… meno male che per la settimana entrante avevo chiesto ferie!

Ieri la badante non è tornata… ma per rimettere a letto il babbo paralizzato da un febbrone abbiamo dovuto muoverci in quattro compreso il fratello ancora in isolamento. Oggi va molto meglio, sarebbe il mio compleanno… volevamo trovarci insieme la sera a mangiare la torta, ma nel frattempo è venuta la febbre anche al nipote.

Così è, finora. Storie di ordinaria influenza in un Paese paralizzato dalla pandemia. Non ho citato l’altro fratello perché è in quarantena per aver frequentato familiari di persone positive al coronavirus, per questo mese non uscirà di casa nemmeno lui!

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