Ci risiamo

Chi mi segue su Instagram o su Facebook avrà già visto queste immagini: sono quelle del concerto di Giostremia (accento sulla i), ensemble musicale femminile della Repubblica di San Marino, domenica scorsa a Cerro Maggiore.

Un organico così originale ha chiaramente catturato il mio interesse, anche se il repertorio era alquanto distante dai miei gusti soliti: le loro specialità sono Édith Piaf e Amália Rodrigues, di cui non conosco una beata cippa, cosicché sono riuscito a riconoscere solo quattro pezzi di contorno: “Vecchio Frac”, “Meraviglioso”, “Malafemmena” e “Romagna Mia”.

È stato un bel fine settimana, dal punto di vista musicale: il giorno prima ero andato al Garbagnate Open Jazz Festival ad ascoltare Caterina Comeglio in un breve concerto all’aperto, fatto di pomeriggio approfittando dell’ultimo giorno di ora legale.

Perché ho scritto “ci risiamo”?

Be’, questo concerto faceva parte della rassegna “Donne in canto” ed era in programma nella data, simbolica, dell’otto marzo, proprio quando poi invece è scattato il lockdown (ma già in febbraio c’erano abbastanza restrizioni da dover sospendere la rassegna). Stavolta il concerto s’è fatto, ma sapevamo tutti che sarebbe stato l’ultimo della stagione: da lunedì è stata decretata la chiusura di cinema, teatri e sale da concerto, oltre alla chiusura serale di bar e ristoranti e tante altre belle restrizioni come la chiusura di palestre e piscine.

Nel mese di ottobre il coronavirus ha ricominciato a diffondersi in maniera galoppante: in Italia siamo arrivati ad avere ogni giorno trentamila nuovi casi e centinaia di morti. Per domani sono attese misure di contenimento ancora più drastiche, ma già da quelle di una settimana fa si capisce che il Governo non sa più che pesci pigliare: per esempio, teatri a luoghi di culto hanno problematiche affini, e le hanno affrontate applicando protocolli di sicurezza rigorosi, non sembra che abbiano un ruolo significativo nella diffusione del virus… eppure si chiudono i teatri, attività “non essenziali”, anche se richiamano un pubblico enormemente più ristretto di quello dei luoghi di culto, e fanno anche la registrazione dei partecipanti.

E intanto la curva sale.